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Shadow

2. OFFSIDE #19 – Il pomeriggio ha il Boca in testa

La Bombonera, per i tifosi semplicemente “Cancha”, pronuncia Cancia, letteralmente terreno di gioco, si manifesta in tutto il suo splendore tra i vicoli e le vie del quartiere La Boca, a sud della città, dopo aver passeggiato per Caminito, la strada dalle case in lamiera, tutte colorate, costruite dai pescatori e dagli immigrati, soprattutto genovesi, che fondarono anche la squadra di calcio nei primi anni del secolo scorso.

Ritrovarsi a Buenos Aires il week end della partita dell’anno, Boca Juniors – Atletico Rafaela, scontro diretto a poche giornate dalla chiusura del torneo di Apertura, che il Boca non vince da anni, è un’occasione troppo ghiotta per capire e conoscere uno spaccato di vita della bellissima Capital Federal, come chiamano i portenos, gli abitanti di Buenos Aires, la loro città.

Ci sono due modi per vedere gli xeneizos: affidarsi a un’agenzia che propone, a cifre non proprio economiche, un pacchetto completo con trasferimento dal centro, visione del match e fuga dal quartiere, perchè nelle ore notture non è proprio tranquillissimo, oppure un grande classico, la ricerca del bagarino o simili.
E qui comincia l’avventura dei 4 che tentarono l’impresa…
I settori si dividono in platea e populares. I populares sono le curve, la platea il resto delle gradinate.

La forma dell’impianto ricorda una scatola di cioccolatini per cui il nome, Bombonera, risulta essere la logica conseguenza della sua configurazione architettonica.
Siamo fuori per vedere e apprezzare l’effetto che fa questo storico/mitico stadio visto solo in tv in attesa di incrociare lo sguardo con l’aggancio giusto, colui che ha una tessera o un contatto per poter entrare, visto che il Boca, come il Real o il Barça, è una polisportiva con i soci, e i biglietti
non esistono.

Concediamo, insieme ad altri tifosi, un’intervista all’inviato di Fox Sports che si conclude con il classico coro dedicato a Diego Armando Maradona, icona bochense, presente in tutti i murales, nel giorno del suo 51° compleanno.
“Oh mamma, mamma…” è il nostro doveroso omaggio per essere entrati nel regno del Pibe de Oro.
Il match inizia alle 18.10. Un’oretta prima, dopo aver vagato per un pò, troviamo l’aggancio.

Un goffo signore dall’andatura ciondolante promette che ha un amico dentro che può far entrare noi 4 appassionati senza problemi.

In realtà siamo 3 calciofili più una, perchè l’unica ragazza presente si è dovuta adattare al volere della maggioranza.
Al solo sguardo del soggetto sappiamo che non entreremo. In realtà lo avevamo intuito dopo aver scelto l’ipotesi bagarino su quella, più facile ma meno avventurosa, dell’agenzia.

Sinceramente ci interessa poco perchè la ricerca del biglietto, o dell’ingresso, sotto le tribune di una Bombonera, già un’ora prima, piena di entusiasmo, è un’esperienza nell’esperienza.

L’aggancio sembra, o forse lo è, uno di quei tipi che si trovano ovunque, per la serie:”Tranquilli, ho un amico che conosce uno, che conosce un altro e alla fine entrate!”.
Circumnavighiamo lo stadio, le strade adiacenti sono chiuse, la polizia controlla, per usare un eufemismo, il flusso dei tifosi della Barra Brava, lo storico gruppo organizzato gialloblu, dando un rapido sguardo alla tessera e abbozzando una perquisizione.

L’ambiente è fantastico, le tribune sembrano venir giù, i cori rimbombano per le strade di accesso, che poi sono quelle del quartiere.
Quando capiamo che i tornelli, non proprio come i nostri, nonostante il benestare dello steward, ci conducono dritti in curva da un accesso secondario, invece che in platea, molto probabilmente separati, decidiamo di non varcarli e che l’avventura debba, perchè avevamo già superato i normali limiti di sicurezza, finire lì.

Ce ne andiamo un pò delusi ma convinti di aver fatto la cosa giusta.

Una passeggiata nel quartiere San Telmo ci permette tirare il fiato dopo gli ultimi, concitati, minuti fuori della Cancha.
Il rientro in taxi in albergo ci regala la radiocronca degli istanti finali.
Per due volte le nostre chiacchiere vengono interrotte dal riconoscibilissimo:”Gooooooool!”, con la o trascinata per secondi e secondi, tipico dei radiocronisti sudamericani.

Vince il Boca 3-1. Sarà per la prossima. Sì, ma quando?

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