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3. OFFSIDE #37 – Stasera fischio io

Non ho mai parlato, sbagliando, di una componente fondamentale dello sport. E’ arrivato il momento di farlo descrivendo la classe arbitrale, numericamente e non solo, in alcune discipline che conosciamo bene.

Si tratta di un numero imprecisato di persone, variano da uno a tanti, che in ogni manifestazione scendono in campo per difendere  il regolamento e una squadra, la loro, e non come spesso pensiamo l’avversaria che affronta la nostra.

Nel calcio prima c’era la terna (arbitro più guardalinee), in realtà nei match giovanili il direttore di gara, una dei tanti sinonimi che lo identificano, è solo, poi è arrivata la quaterna (arbitro più due assistenti, hanno cambiato nome negli anni per essere più cool, più quarto uomo).

Anni fa nella sola Coppa Italia, con l’esperimento subito naufragato, sono stati 5 (doppio arbitro più assistenti e quarto uomo) e vai con la cinquina.

In questo avvicinamento ai premi della tombola ora sono 6 (arbitro più due assistenti più due arbitri di porta più il quarto uomo, che ora sarebbe il sesto ma giustamente è rimasto, rivendicando una designazione temporale, il quarto uomo).

Passiamo al basket. In serie A, Eurolega e simili è aumentato, da tempo, di una unità. Dal binomio alla terna, con l’aiuto  in alcuni casi dell’instant replay, e l’assistenza del tavolo con palette per i falli, non leggo mai il numerino, e scriveteli più grandi “siccome che so cecato” come dice la Marchesini, il referto e le mani, fisicamente, sul tempo.

Il tennis, in assoluto, è lo sport degli arbitri e dei giudici.

Quando entrano tutti vestiti uguali, come una scolaresca in gita, prima di disporsi al controllo della striscia bianca designata, escluso il fortunato signore sul trespolo che si gode il match con un relativo dispendio di energie, se non quello di far tacere il pubblico e tenere il punteggio, hanno l’aria dei bimbi al parco divertimenti. Se sbagliano? Pazienza, c’è l’occhio di falco. Beati loro. L’unico inconveniente potrebbe essere schivare qualche pallina che viaggia a notevole velocità.

Nel volley c’è un signore al centro in alto, tipo quello del tennis ma molto molto più attivo, e un altro in basso tra le panchine sul lato opposto, sempre al centro, che rischia di essere investito in caso di grande recupero difensivo. Non mi sono dimenticato dei controllori delle righe ma per loro vale lo stesso discorso dei colleghi del tennis.

Si potrebbe andare avanti per ore e ore con i giudici dell’atletica, del nuoto e del rugby dove per esempio un signore, mi rendo conto sia una cosa troppo intelligente per i burocrati del calcio, questo si molto utile, il cosiddetto TMO (televisioner match officer), viene chiamato in causa in caso di azione dubbia nell’assegnazione di una meta ma non solo.

Le righe, sempre e solo loro, maledettamente protagoniste inconsapevoli dei match.

Si fa presto a sostenere che “ognuno è arbitro del proprio destino”  ma in campo non sempre è così e il signore con il fischietto lo ricorda spesso.

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