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A testa alta. L’attaccante dell’Orvietana Pietro Famiano

(da Corriere dell’Umbria) “A scuola andavo bene solo davanti all’Iliade ed all’Odissea”. Non fatichiamo a crederci, perché Pietro Famiano è figlio legittimo della sua terra. La Campania, Mater Matuta dello Stivale, porta stimmate greche dalla notte dei tempi. Napoli, prima del grande coacervo multicolore che conosciamo, fu Parthenope: snella e vociante colonia achea. Palinuro, nostromo di Enea, naufragò sulle coste campane, il suo capitano, salvo dai marosi, si insediò in quel ventre caldo fecondando il Volturno di seme orientale, grecizzante. E miriadi di segni e tradizioni ancora vivissime; l’eleganza sfacciata da esibire, gli infiniti banchetti nuziali, la musicale teatralità della vita, le maschere, gli espedienti per sopravvivere, una malinconia di fondo riscattata dal sarcasmo acre, lapidario. Come deve esser difficile trapiantare questo carro di Tespi nella silenziosa Umbria, “la regione più diversa dalla nostra. C’è più senso civico, più tranquillità e si mangia benissimo, non me lo aspettavo”. Assegnata da un casertano è una medaglia al valore di cui andare fieri, “ho scelto Orvieto perché volevo tornare a giocare col sorriso. Da noi non è più possibile. Ti assalgono per un accredito, dirigenti che soffiano sul fuoco, pubblico tumultuoso. Però abbiamo tanto talento, che qui manca. I giovani umbri sono poco figli di…, c’è poca competizione, è tutto sopito. La rivalità è importante per eccellere”. La felicità; il napoletano, popolo filosofo per eccellenza, ne è sempre alla perenne ricerca, “sono sposato con Stefania ed abbiamo una bambina di nome Sharon di dieci mesi. Vivono a Marcianise. Penso spesso, tra me e me, di trasferirmi qui, il top per crescere i bambini, ma è dura tagliare le radici”. Viaggio come simbolo, dai mitici Ulisse e Senofonte ad Achille Lauro eroi peripatetici e guasconi, Pietro racconta la sua pittoresca anabasi, “comincio da bambino. Mi piace giocare e riesco bene tanto che mi prende il Parma, poco tempo e mi ritrovo alla Juventus, cinque anni a Torino”. La Reggia del calcio italiano,il principe De Curtis divenne uomo di mondo grazie a tre anni di militare a Cuneo; “conosco un grande uomo; Beppe Furino che accelera la mia maturazione. Persona d’altri tempi, di un rigore morale eccezionale. Caterve di gol ogni anno, vinco i mondiali under 15, 16, 17. Assieme a Foggia, Quagliarella, Cassani, Sculli, Donadel che, senza falsa modestia, mi stanno tutti dietro. Poi succede che Furino viene allontanato e Moggi subentra a dirigere il vapore”. Il lupo della favola, “le cose cambiano, arrivano soldi che fanno girare la testa, ma anche procuratori che pretendono. Furino non li voleva nemmeno vedere, aveva ragione. Comincio ad andare in prestito, Gubbio, Trieste ma sempre ai margini”. Poi ancora più giù, ma a testa altissima, “nessun compromesso. Come calciatore la strada mi ha cresciuto tra stracci ed urla, la mia famiglia però mi ha impresso valori non negoziabili”. Un napoletano, parola di Totò, si riconosceva da come riusciva a vivere senza una lira in tasca, “i soldi non sono tutto, a Torino mi hanno svuotato mentalmente. Se penso che da bambini si usciva con la bici, cartella in spalla per andare a giocare in un rione lontano mi viene nostalgia, le mamme dietro a sgridarti, tutta la nostra felicità era un semplice pallone. Non capisco i ragazzi di oggi che perdono il loro tempo davanti ai computer. Adesso viviamo di falsi miti; auto, case, bella vita. Per forza il camorrista è dipinto come uomo forte. Può sfruttare questi simboli in sfregio a chi si suda la vita. Così è facile cedere alla malavita”. Pillole vitamina D, come re Franceschiello assumeva per scacciare l’incubo Garibaldi nottetempo, “Marini gran tecnico, fa giocar bene, è un sanguigno, sembra Capello. Mi vuole seconda punta, dopo cinque gol mi sa che ha ragione lui. I giovani migliori ce li abbiamo noi, dico Nulli e Agostini, assieme a Rampi. La partenza lenta è figlia di una politica giusta, molti giovani e pazienza, la società ed il ds Porcari stanno lavorando bene. Il calcio oggi deve essere questo. Il campionato lo vince il Perugia ma tifo Todi perché somiglia all’Orvietana ed ha grandi giocatori. In cima ai marcatori prevedo Tranchitella e Bartolini”. La vita come scala del pollaio, cortissima e piena di letame; Pietro purtroppo ha già sperimentato, “un mese fa papà Antimo ci ha lasciato. Grande dolore, aveva appena cinquanta anni. Ricordo la sua passione per l’Inter che mi ha trasmesso, amavamo il vero Ronaldo. Marcianise è feudo nerazzurro, lui non faceva eccezione. E da buon scaramantico, filtrava gli ospiti durante gli incontri, allontanando chi portasse jella. Tanto che alla fine eravamo rimasti in tre. Dopo la finale di Champions, disse che sarebbe anche potuto morire. Mi piace ricordarlo col sorriso, come sempre lui ha cercato di vivere”. Eduardo De Filippo lisciandosi sapido i baffetti nel pallore del suo scarno viso apostroferebbe Antimo: “la scaramanzia è da ignoranti, ma non crederci porta male…jamm ja!”

Andrea Roscini – Corriere dell’Umbria – mercoledi 10 novembre 2010K, 17 märz 2017 im forum rund ums geld beitrag leben mit kleinem budget ein freund von mir www.ghostwritinghilfe.com/ hat die ersten semester über noch bei seinen eltern gewohnt

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4 Comments

  • sally

    grazie di aver riproposto questo articolo….ora oltre che come giocatore pietro famiano mi piace molto anche come persona.Spero sia un punto di riferimento x i tanti giovani che militano nella squadra….ci fossero state persone così anche negli anni passati!!! persone che difendono e sostengono i ragazzi invece di denigrarli e esasperarli……

  • calciofilo

    Unico giocatore che abbiamo che può cambiare la partita con una giocata..e c’è anche chi ha il coraggio di fischiarlo.
    Mah,io certe volte propio non riesco a capire..si difendono sempre e comunque giocatori dalla mediocrità imbarazzante e ci si lamenta di giocatori come Famiano che se non ci fosse stato saremmo non a 0 punti ma a -2.
    Al di la di questo complimenti per l’articolo,di categoria decisamente superiore a molti articoli che si leggono anche su giornale ben più noti e quotati su scala nazionale

  • Marco Gobbino

    Abbiamo riproposto questo pezzo uscito ieri sul Corriere dell’Umbria proprio perché ci sembrava un’intervista diversa dalle solite, molto ricca di particolari e interessante visto che ci racconta quello che c’è dietro i protagonisti che osserviamo la domenica. Mi associo ai complimenti ad entrambi

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