Una stagione “indimenticabile”, perché dimenticarla, dopo le difficoltà e le sofferenze vissute, sarà difficilissimo.
Si comincia contro il Montevarchi, con Marini e non Fiorucci.
Si finisce contro il Montevarchi, con Fiorucci e non Marini.
Tra un Montevarchi e l’altro sono successe tante cose, forse troppe, che proverò a riassumere in questo racconto lungo un anno.
La mia “prima” al Muzi è la sfida col Castel Rigone, vincono loro e non tiriamo mai in porta.
Siamo tristemente ultimi a quota 2. Nonostante ciò sbanchiamo Piancastagnaio dove esordisce Giovanni Fenucci, uno di quei giocatori che ti fa dire: “Questo è uno vero!”.
Passano le settimane, le cose sembrano sistemarsi, mettiamo paura al Perugia, grazie a una pennellata di Chiasso, che si infortuna e salta la ripresa, per Rovella.
I Grifoni, sostenuti da 800 tifosi, ripartono però dal Muzi con i 3 punti.
Si sveglia Famiano, arriva Panico, altra pedina importantissima, vinciamo qualche partita, ma il problema resta uno: manca la punta.
A inizio dicembre, in una giornata di freddo pungente, di quelle, detto tra noi, dove la passione supera la ragione, in 10 contro 11, si rivede un “ragazzino” di 39 anni entrare a inizio ripresa e cambiare il match. Il suo nome? Giuliano Cioci, semplicemente “il gol”.
Maglia n° 14, vado a memoria, per cui se sbaglio chiedo scusa, e zampata del pareggio.
Esplode il Muzi. E’ una scena già vista.
Ogni volta, grazie all’entusiasmo del protagonista, sembra sempre la prima.
In tutti questi anni ho capito una cosa: in area Cioci non va sul pallone, è magicamente il contrario.
Poco dopo Carlo Morasca, altro acquisto dell’ultima ora, segna il 2-1 che stende il Monteriggioni.
Sono convinto che sia la svolta dell’anno ma non lo sarà.
Prima di Natale, a Civita Castellana, scoppia il “caso Famiano”. Sarà solo il primo dei tanti.
Il campano, baciato da un talento puro e da una classe cristallina, un lusso per la categoria, si fa espellere dopo appena 9’ di gioco. Marini mangia il panettone anche se il 4-1 resta indigesto.
Si ricomincia a Gennaio con il pari di Montevarchi e con una prestazione raccapricciante, in casa, contro l’Arezzo. Ingrosso sbaglia un rigore, il terzo su quattro assegnati nel doppio confronto, dopo quelli di Famiano e D’Accardio all’andata.
Rimaniamo in 9 e la sensazione, dagli spalti, è quella di una squadra praticamente allo sbando.
Deve passare la nottata anzi la settimana.
Per fortuna arriva il 16 gennaio. Andiamo a Todi per il “Derby della Diocesi” contro tutto e tutti.
Davanti una squadra imbattuta sul proprio terreno, il Martelli, dove non subisce gol da ottobre.
I martelli quel giorno siamo noi, in campo e sugli spalti. Una squadra e un pubblico mai visti, per la “partita più bella dell’anno”. Doppietta di Rovella, perla di Famiano, Agostini corre per 3, Proietti ci rimette il naso.
Marini esulta, dopo aver visto i suoi giocare 10 contro 11, dichiarando a fine partita: “Hanno vinto anche per me!”.
Si torna al Muzi e Cioci regala la sua “partita perfetta”. Segna una tripletta contro la Pontevecchio, si porta a casa il pallone come impone la tradizione anglosassone, dando l’illusione che il vento sia cambiato.
Niente di più sbagliato.
A Castel Rigone un muro di nebbia ferma la rincorsa biancorossa nonostante un colpo da biliardo di Famiano.
Nils Liedholm sosteneva che in 10, qualche volta, si gioca meglio. Appunto, qualche volta.
L’inverno ci consegna una squadra sempre in inferiorità numerica.
A metà febbraio storica trasferta al Curi. Tra un Borghetti e un USO USO nasce Offside, questa rubrica, un piacevole momento di svago per chi scrive.
Marini cambia modulo, passa al 4-4-2, fa fuori Famiano, protagonista di altri “casi” chiusi, definitivamente, con una lettera d’amore verso l’USO e la città di Orvieto.
In questo periodo in attacco ci sono 2 maglie per 3 giocatori: Cioci, Bruzzone e Rovella.
Vinciamo a Borgo San Lorenzo uno scontro diretto importantissimo.
Ci siamo, penso, è il momento di conquistare la salvezza senza passare per i Play Out.
Mi sbaglio per l’ennesima volta.
Marini entra in confusione, comincia a fare turn over cambiando uomini, almeno 4 o 5 a partita, come fossimo impegnati su due competizioni.
Rovella e Ingrosso, autore di 2 gol fondamentali contro Sestese e Fortis Juventus, collezionano più panchine che presenze. Ci sarebbe bisogno di tutti e invece non è così.
Il Deruta passa a Orvieto nella partita, a posteriori, più importante e decisiva dell’anno.
Cadiamo anche a Scandicci, dove l’unica cosa da salvare è la trasferta con gli amici e il relativo pranzo. La squadra, questa è l’impressione, sembra non seguire più l’allenatore ternano.
Il punto più basso della primavera 2011 è tutta nel secondo gol subito contro il Città di Castello, roba, come già scritto, da derby del cuore.
Quel giorno Marini si dimentica, a fine partita, il significato delle parola rispetto.
Spara a zero, senza un motivo logico, sulla tifoseria. Per lui sarà l’ultima, senza rimpianti, al Muzi.
Era l’uomo delle linguacce quando allenava il Foligno dei record anche se a Orvieto non vinceva mai. Sembra proprio non essere cambiato. Non ho sentito e non sentirò la sua mancanza.
Esclusa la vittoria di Todi i miei occhi hanno faticato a capire il “suo” calcio. Forse anche i suoi.
Si cambia, arriva Fiorucci. L’obiettivo è raggiungere i Play Out per rimanere in Serie D, il “palcoscenico”, a differenza di ciò che pensa l’ex mister, che questa piazza merita.
A Terni, una delle poche partite vere delle ultime giornate, Fiorucci si affida, nel ruolo di terzino destro, al giovane e bravo Crisanti.
E’ l’ultimo di una lista di ragazzi, insieme a Nulli, Pasquini, Frizzi, Fattorini, Muccifori, inserendo anche la coppia Moneti-Proietti, via Pianoscarano, prodotti della “cantera” dell’Orvietana che trovano costantemente spazio durante la stagione.
Lo scrivo per ricordare a tutti che, con Chiasso, Cioci, Nuccioni, Ciccone e Ingrosso, ormai orvietani di fatto, nell’USO “quelli del posto” ci giocano e non sono neanche pochi come qualcuno, che non segue la squadra, continui a pensare e credere.
Fiorucci è tornato, i giocatori lo seguono. Un anno dopo il tempo sembra essersi fermato.
Aveva chiuso nel Play Out contro lo Sporting di Marini.
Ricomincia, sostituendo Marini, sempre a Terni e, ovviamente, contro lo Sporting.
Vinciamo l’ultima con l’orecchio alla radio.
I “pazzi” risultati dagli altri campi ci regalano il Montevarchi.
Dopo tante sofferenze veniamo ripagati dalla sorte.
Il Play Out è una splendida passeggiata verso la salvezza.
Il finale è bello quanto significativo.
L’ultima immagine dal Muzi arriva al minuto 36 del secondo tempo contro il Montevarchi.
Calcio di punizione dal limite dell’area a favore dell’Orvietana, per dirla come i radiocronisti, da posizione un po’ decentrata ma perfetta per un mancino.
Quella è la “sua” posizione, penso.
Sappiamo già tutti come andrà a finire, aspettiamo solo di rivedere ancora una volta la prodezza di un giocatore infinito per qualità tecniche e intelligenza calcistica.
Si avvicina, naturalmente, Mirko Chiasso.
Maglia biancorossa n° 5, fascia di capitano e sinistro magico: gol!
Finisce, giustamente, così: Orvietana – Montevarchi 3 – 0.
Finalmente SALVI!
Noi siamo ancora in D, eh già!
MITTTICO!!!!!!!!!