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Orvietani sul podio. Andrea Stella

Ci abbiamo messo qualche mese per scrivere questa intervista, perdonateci, se potete. Il fatto è che Andrea Stella è una persona gentilissima e disponibilissima ma i suoi impegni, con il campionato F1 in corso, sono quelli che sono, per cui c’è voluto un po’ di tempo. Siamo certi che vi piacerà leggerla lo stesso.

Andrea, un tecnico su un podio di F1, davanti alle telecamere di mezzo mondo, non è cosa frequente, per di più accanto ai “suoi” tre campioni, come è nata la situazione che ti ha portato a salire?

La presenza di un tecnico, e in particolare di un ingegnere di pista, sul Podio non è in realtà infrequente, specialmente quando un Team ottiene molte vittorie in una stagione ed ha quindi molte occasioni di mandare rappresentanti diversi.

Per quanto riguarda la mia presenza sul podio del GP di Valencia 2012, Stefano Domenicali, il nostro capo, già in occasione della vittoria di Silverstone nel 2011 mi aveva anticipato che la prossima vittoria sarebbe stato il mio turno ma poi la stagione scorsa non ha offerto altre occasioni. Per la prima vittoria del 2012, nel GP di Malesia, è d’obbligo che sia stato Domenicali a rappresentare il Team. Alla seconda vittoria del 2012 è arrivato il mio turno.

Devo dire che non era il primo dei miei pensieri, ero concentrato sul mio lavoro e non pensavo a questa opportunità. Per questo, quando Stefano mi ha chiamato a fine gara è stata una sorpresa. Il fatto che ci fossero i tre piloti con cui ho lavorato in Ferrari, (Schumacher, Raikkonen e Alonso) è stata una coincidenza.

Forse per tutto il mondo è stato solo un tecnico sul podio ma per la tua città Orvieto è stato come vincere il trofeo più ambito, tutti hanno gioito e tutti hanno detto “è Andrea!!!” Cosa hai provato? E cosa vorresti dire ai tuoi amici di Orvieto?

E’ difficile dire con precisione cosa ho provato. Da un lato, rappresentare la Ferrari e i miei oltre seicento colleghi sul Podio è stato motivo di onore e responsabilità. Dall’altro, vincere una gara di rimonta e trovarmi sul Podio con i 3 piloti con cui ho lavorato è stata una gioia inaspettata.

Ricordo una rapida successione di pensieri: per la mia famiglia, per miei genitori. Un pensiero particolare è andato a mia suocera, che era scomparsa da qualche giorno. Lei è stata una persona straordinaria, di grande ispirazione per me. Ci teneva a vedermi sul podio un giorno e credo che mi abbia dato una mano dall’alto.

Gli Orvietani mi hanno sempre mostrato affetto e sostegno. Sia nelle occasioni formali, quando ho avuto l’opportunità di incontrare le Istituzioni e il Sindaco, sia in quelle informali, quando mi ritrovo con amici e conoscenti. C’è chi in passato ha organizzato e partecipato a qualche cena che mi ha dato modo di salutare anche 200 persone. C’è chi è venuto a Modena con un pullman di amici per farmi una sorpresa e ricorderà la mia faccia esterrefatta. Ci sono i miei parenti, amici di scuola, della parrocchia, del calcio. Se qualcuno di loro avrà tratto soddisfazione, gioia, energia vedendomi sul Podio di un GP, io ne sono felice. So che ce ne sono state molte… Per questo colgo questa occasione per ringraziare Orvieto.

Un tecnico e tre campioni, tutti su un podio, si può dire che a vincere è la tua linea di lavoro, l’esperienza e il volersi sempre migliorare, al di là delle caratteristiche dei tre piloti che hai seguito?

I piloti con cui ho lavorato erano già dei campioni prima di arrivare in Ferrari. E non si diventa campioni, e soprattutto non ci si riconferma tali, per caso.

Incrociarmi professionalmente con loro è stata un’opportunità di crescita per me e credo che, collaborando con il gruppo di ingegneri di cui faccio parte, lo sia stato anche per loro. Cito 2 degli ingredienti fondamentali di questa collaborazione con i piloti: la riflessione continua sulle condizioni che occorrono per raggiungere gli obiettivi sportivi in ambiti molto competitivi (come la Formula 1) e la spinta incessante per il miglioramento.

Tutti i 3 piloti sanno l’importanza del lavoro di squadra, per acquisire le risorse necessarie per competere per la vittoria. Pilota e squadra devono essere in un atteggiamento costante di concentrazione, motivazione e crescita. Michael e Fernando sono maestri in questo ed ho sempre pensato che la loro capacità di capire che non si può contare solo sul talento naturale fosse una segnale di grande intelligenza e uno dei motivi principali del loro successo.

In generale, guardando oltre lo sport, si può e si dovrebbe cercare di migliorare costantemente. Ed in questo modo si possono ottenere risultati importanti, anche partendo da lontano.

Quale dei tre ti ha dato di più dal punto umano e quale invece ti ha impegnato maggiormente dal punto di vista tecnico?

Da un punto di vista umano, Michael è stato molto vicino a me e alla mia famiglia. E’ molto attento alle esigenze dei suoi tecnici. Anche perché consapevole che la strada per la vittoria nella Formula 1 moderna è lunga e ci vuole un Team forte e motivato che ti sostiene. Il periodo di lavoro con Michael è stato anche interessante come palestra per imparare a lavorare con la pressione del risultato. Passare dalla collaborazione con Michael a Kimi nel 2007 è stato un cambiamento rilevante, sia da un punto di vista tecnico che personale. C’è stato bisogno di riorganizzare i metodi di lavoro, di comunicazione e di capire come mettere tecnicamente in grado il pilota di esprimere il suo talento. Quando le cose hanno cominciato a funzionare e siamo arrivati al Titolo Mondiale Piloti nel 2007 è stato motivo di grande soddisfazione. Alonso ha grandi capacità tecniche di guida e di adattamento alle diverse esigenze. E’ un tipo carismatico, sicuro di sé e con una forza mentale positiva che si trasmette al Team. E’ anche un eccentrico, tipo quando fa il mago con le carte. Lavorare con tutti questi 3 piloti richiede attenzione, concentrazione e preparazione.

A Orvieto tutti ti conoscono e tutti sono orgogliosi di saperti dove sei arrivato, quanto di Orvieto ti porti con te, nel tuo lavoro e nel tuo tempo libero? 

Io cerco di portare gli affetti, più o meno grandi, dentro di me il più possibile. Credo infatti nella forza che ti arriva dalle persone che ti vogliono bene o che conosci, anche se non le vedi o non puoi sentirle spesso. Ci sono innumerevoli esperienze che ho vissuto a Orvieto. Ogni tanto qualcuna mi torna in mente e trovo un motivo per sorridere. Ci sono poi alcuni persone di Orvieto che sento spesso, qualcuno mi scrive un sms prima di ogni GP. Mi piace l’idea che l’amicizia possa reggere negli anni, anche senza l’ausilio dei social network o di contatti frequenti. Preferisco chiacchierare di persona, anche se di rado.

E poi Orvieto è una delle città più belle che ho mai visto. Non sono sicuro che sia così chiaro per chi ci vive. Quindi mi porto anche le immagini.

Sappiamo che torni sempre volentieri, quando potremo festeggiarti di persona?

Vediamo a fine stagione.

Non posso non chiederti qualcosa su La Castellana che in questa edizione è tornata a riunirsi (storico e moderno), che ne pensi del ritorno alle origini?

Voglio fare i complimenti agli organizzatori che hanno permesso questo risultato. Avrei voluto essere presente sul percorso per vedere le auto storiche e moderne passare e soffermarmi nelle piazzole per osservare le vetture ferme, come facevo da bambino, rimanendone affascinato. Purtroppo quest’anno non mi è stato possibile. Ci sentiamo ogni tanto con Luciano Carboni, portando avanti un’amicizia che dura da anni. Spero che il Presidente e i suoi collaboratori mantengano la forza di promuovere e rendere possibile una corsa storica come La Castellana.

 Ringraziamo la pazienza di Andrea Stella e l’Ufficio Stampa Ferrari per la revisione e concessione dell’intervista.

Foto da Andrea Stella Fan Club

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1 Comment

  • Enrico Broccatelli

    Ci siamo incontrati dopo circa…..vent’anni,ma ho avuto l’impressione che fossi stato sempre ad Orvieto,la forza d’animo l’umiltà e l’intelligenza oltre alle enormi capacità ti hanno portato dove meriti.Un grande in bocca al lupo!!

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