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Paolo Lanzi torna sulla situazione in casa Orvietana

Ho piacere di scrivere quattro cose in merito ad una stagione che sta volgendo al termine, con tutta sincerità non pensavo di trovarmi in questa situazione all’inizio di questa avventura, ma non trovo colpe se non quelle di aver lavorato con caparbietà nel portare avanti un progetto povero e senza ambizioni.

Non trovo colpe da imputare ad Alessandro Cavalli, un tecnico preparato, gran lavoratore, ambizioso, che ha scommesso su questo progetto dei giovani e su un budget molto limitato.

Non trovo colpe a questi ragazzi che stanno dando il massimo che si impegnano che vivono con pochi spicci la passione per il calcio.

Non trovo colpe nella società, se così possiamo oramai definirla, una società con grandi difficoltà e tanti problemi, quattro elementi rimasti con poche idee e soli.

Forse poco simpatici, forse che dovevano lasciare la mano, forse oramai stanchi, ma è anche vero che nessun Orvietano si è fatto avanti per sollevarli dagli incarichi, anche cedendo la società a costo zero e senza debiti, questi debiti oramai diventati leggenda, che come in tutte le leggende c’è solo una piccola parte di verità, una società che anzi è stata abbandonata da tanti consiglieri ora con una scusa ora con un’altra, ma lasciando il cerino, come si suol dire, sulle mani di chi ci aveva messo la faccia.

Rimane il fatto che la società come i ragazzi credono ancora in una salvezza diretta, così come il mister, il mio dispiacere è per i pochi tifosi che ancora vengono allo stadio, saranno una ventina, persone che ancora sono vicine alla squadra a queste persone vanno i miei ringraziamenti, ringraziamenti e una preghiera di essere presenti ancora sugli spalti vada come vada.

È vero anche a vedere siamo rimasti in pochi e quei pochi rimasti si dividono in quelli che vivono la società , gli addetti, gli innamorati, i genitori delusi perché i figli non sono stati presi o sono stati scartati in sede di ritiro dall’Orvietana , questi se la ridono sotto i baffi guardando l’errore del singolo che ha preso il posto del figlio, ah dimenticavo e di solito entrano il secondo tempo per non pagare il biglietto.

Non faccio conti sulla nostra salvezza, non faccio tabelle di marcia, chiudo gli occhi e spero, spero che si possa rimanere in categoria, una categoria che comunque è ancora troppo alta per le possibilità economiche di questo territorio lavorativo.

Le note positive comunque ci sono, magari io vedo il bicchiere mezzo pieno, in questa stagione hanno esordito tanti ragazzi del nostro settore giovanile, forse mai tanti come questo anno, abbiamo ancora due categorie importanti negli allievi e nei giovanissimi. Abbiamo una scuola calcio con tanti ragazzini.

In questo momento dove esistono difficoltà per le famiglie riuscire ad spendere soldi per le attività ricreative rimane una grande soddisfazione. Prima era più facile oggi le famiglie hanno difficoltà a pagare la quota di iscrizione malgrado questo la nostra attività va avanti e questo per merito anche dei tecnici che con tanta abnegazione al sacrificio e pochi introiti riescono a mantenere viva questa attività.

Come si suol dire non mi riempio la bocca parlando di settore giovanile chi mi conosce sa’ che io vivo per vedere la crescita dei ragazzi, sono stato tanti anni a capo del reparto giovani e di questo ne vado fiero.

Potrei scaricare le responsabilità di questa situazione sugli altri, magari sugli arbitri, invece io dico che non esistono colpe e non esistono scuse, tutto è frutto di quello che si semina, noi abbiamo un buon terreno e degli ottimi semi purtroppo siamo rimasti pochi a seminare.

Domenica pomeriggio appena iniziata la partita ci è arrivata la notizia di una tragedia, la morte di un ragazzo, un dirigente dell’Orvietana, un figlio.

Daniele Cavalloro è venuto a mancare, un ragazzo di trenta anni che oltre avere ancora una vita davanti ha dato lavoro e quindi fatto del bene a tante persone.

Da queste poche righe voglio trasmettere, come dirigente dell’Orvietana, ma soprattutto come conoscente e come anche io genitore, le condoglianze a Claudio e alla moglie, credo che nessun genitore deve vedere morire il proprio figlio.

 

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