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Le Viperette chiudono la stagione e ringraziano

C’è rugby e rugby. C’è il rugby di alto livello dei mitici All Blacks, c’è il rugby fatto da gente che si vuole sentire “fica”.

E poi c’è il Rugby, quello con la “R” maiuscola, fatto di sogni. Di sogni di semplici ragazze come noi, che sognano di giocare con le squadre più forti d’Italia e di Europa e perché no, magari anche di arrivare in nazionale. Il rugby, uno strano sport di cui si sa molto poco, non tanto conosciuto, uno strano sport che ti fa discutere con gli amici perchè devi andare di corsa al campo per gli allenamenti, con i genitori per i quintali di panni sporchi di fango da lavare, con il fidanzato perchè la domenica si gioca e la partita è sacra. Questo strano sport che ti sbuccia le ginocchia, ti riempie di lividi e graffi e ti fa camminare zoppo per settimane, dopo le partite più dure. E la gente ti dice: “ma che gusto ci sarà a prendere le botte?”. Il rugby, cari miei, come disse il grande Sergio Parisse, è come l’amore: ti fa ridere, gioire, sacrificare, soffrire, piangere, lottare..vivere..e perciò non ne puoi più fare a meno! E’ uno sport che ti unisce magicamente ad altre persone, quelle 7 persone con cui vincerai o perderai, quelle 7 persone con cui piangerai, riderai, gioirai, soffrirai..quelle persone per cui darai il 150% di te stesso sul campo e per le quali lotterai fino al tuo ultimo respiro, perché sai che loro saranno lì a fare lo stesso per te. Uno sport primario: portare la palla nel cuore del territorio nemico. Ma è fondato su un principio assurdo, e meravigliosamente perverso: la palla la puoi passare solo all’indietro. Ne viene fuori un movimento paradossale, un continuo fare e disfare, con quella palla che vola continuamente all’indietro, ma come una mosca chiusa in un treno in corsa: a furia di volare all’indietro arriva comunque alla stazione finale: un assurdo spettacolare. E quel pallone tanto amato,protetto con il proprio corpo, difeso ad ogni costo.. E di fronte a te altre 7 persone che faranno di tutto per rubartelo e, a loro volta, portarlo in meta. Quella meta che vale più di ogni altra cosa, perchè frutto del sacrificio, del sudore e del lavoro di tutti. Il rugby è uno sport per tutti, ma non tutti possono giocare a rugby. E’ il rugby che ti sceglie e non tu a scegliere il rugby! Ti si attacca addosso come una seconda pelle. L’ansia prima di una partita, lo spogliatoio, l’allenatore che ti parla di attacco, difesa, tattiche di spazio in cui avanzare, dei principi fondamentali.. E non fa altro che ripeterti queste perole: AVANZARE, SOSTENERE E CONTINUARE AD AVANZARE. E tu ascolti e lo guardi come se fosse alieno, e non capisci cosa dice, di cosa parla..sembra arabo! Poi entri in campo e tutto diventa semplice. L’ansia sparisce, ogni dubbio, ogni paura sembrano scomparire nel nulla magicamente.. Le compagne di squadra, i loro occhi, i loro sguardi..quando un momento prima della partita, strette l’una all’altra, le osservi, ascolti i loro battiti e in quel momento capisci che non sei più solo e che non lo sarai mai più..perchè sai che quando non ce la farai più, che sentirai i muscoli scoppiare, il cuore in gola e il tuo corpo morire, loro saranno lì, al tuo fianco, e ti diranno: “Dai, manca poco, resisti..IO SONO QUI..”

E sono proprio i momenti duri, e le sconfitte il collante della squadra, quel qualcosa di magico che ci unisce, che ci rende invincibili, che ci rende una cosa sola. E chiunque abbia detto che il rugby non è uno sport da signore, doveva ancora conoscere le “VIPERETTE”. La nostra avventura comincia così, per caso, tra i banchi di scuola. Qualche voce, qualche volantino, ed eccoci all’ 11 Gennaio, con un po’ d’ansia e di terrore, al campetto di calcio di Sferracavallo. Ci guardavamo ansiose, stavamo lì ad aspettare ma non sapevamo neanche noi cosa..o chi.. E poi eccolo arrivare al campo, con la sua faccia seria, non un sorriso.. E abbiamo conosciuto colui che sarebbe stato il nostro allenatore, Massimiliano Spirito. Subito ci è sembrato molto severo. Non ci ha trattate con distinzione perché femmine, ma come qualsiasi allenatore tratta i suoi giocatori…qualche volta con rimproveri, ma anche complimenti. Non ci ha mai reso le cose semplici, anzi…siamo state spronate fin da subito a tirare fuori la nostra grinta e il meglio di noi. Ci siamo guardate e il primo pensiero di tutte è stato “scappiamo!”. Poi ci siamo fatte coraggio, denti stretti e siamo scese in campo. E ne siamo uscite tutte acciaccate,ma felici e divertite. E così passò il primo allenamento, e dopo quello ce ne fu un altro, e un altro ancora. Poi arrivò Carlo Brunetti e cominciò ad allenarci insieme a Massimiliano. E poi lo spostamento al De Martino, rimesso apposto dopo l’alluvione. E lì la nostra prima partita il 27 Gennaio. Un triangolare con lo Spoleto e noi divise in due squadre. E lì la prima vittoria. Le prime lacrime, le prime emozioni forti.. E poi la seconda partita, il 24 Febbraio, con il Lanuvio. E quel giorno la prima sconfitta..altre lacrime, altre emozioni fortissime! E i primi infortuni.. Fin quando il 3 Marzo, dopo solo un mese e mezzo di allenamento, l’inizio del campionato. La prima trasferta, la prima partita fuori, il primo viaggio in pullman tutte insieme..e tanta, tanta ansia! E da lì è cominciata veramente la nostra avventura..4 mesi, 48 allenamenti, 4320 minuti di allenamento, 25 atlete, una ritirata a metà stagione, 10 partite di cui: 3 amichevoli, 6 ufficiali e 1 finale, 1000 € di materiale medico, 108 buste di ghiaccio, 3680 km di trasferte.. E siamo finite sul campo di Parma, per la finale di campionato. Noi, giovani, senza esperienza, che avevamo cominciato da appena 4 mesi, eravamo lì, in mezzo a ragazze che giocavano ormai da anni e che da anni lottavano per arrivare prime a quel campionato. Ed è stato magnifico.. E’ stata la trasferta più bella, la chiusura della stagione, la partita che avevamo tanto atteso. E ognuna di noi quel giorno, su quel campo, in quelle partite, ha dato veramente, forse per la prima volta, il 150% di se stessa.. E già essere lì quel giorno è stata una grandissima vittoria. CHI OSA VINCE. Cosa significa? Per poter giocare a rugby bisogna prima di tutto avere la volontà e sentirsi pronti a fare grandi sacrifici, si deve essere consapevoli di quello che accadrà una volta sul campo, dovrai dare tutta te stessa, mettere le tue compagne ogni volta nelle condizioni di gioco migliori, perché ogni partita la giocherete insieme, l’una per l’altra.. La vincerete o la perderete, ma sempre insieme! E noi, questi 4 mesi, abbiamo lottato tanto, INSIEME..

Quindi ringraziamo innanzi tutto la società dell’Orvietana Rugby e il presidente Vittorio Frisoni, che ci hanno dato la possibilità di creare una squadra e iniziare quest’avventura, poi ringraziamo di cuore Massimiliano Spirito e Carlo Brunetti, che ci hanno allenate con pazienza e costanza e senza i quali non saremmo mai arrivate fin qui, e un ringraziamento non da meno va agli sponsor: Farmacia Frisoni, Corrado Barbini trattamento del cotto e del marmo, Panetteria la rosa, Caffè Costanzi e Cortoni Orvieto. GRAZIE, dalle Viperette.

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