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Orvietana, quest’Eccellenza non s’ha da fare

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Ci si è messo l’arbitro, il guardalinee, il palo. Un mix di elementi sfavorevoli, insomma, che hanno decretato, anche per quest’anno, che l’Orvietana Calcio deve restare in promozione.
I biancorossi erano arrivati al Vestrelli con le migliori premesse: determinazione, concentrazione, voglia di regalare alla città la categoria superiore.
Nutritissimo il pubblico presente sugli spalti. Tantissimi i tifosi delle due squadre; numerosissime le facce note del calcio umbro.
L’Orvietana gioca un calcio prudente, non spettacolare, ma, da squadra quadrata qual è, è determinata a non concedere nulla agli avversari. E infatti non lo fa, se si eccettua una traversa colpita al 28′ da Marri e quel maledetto calcio di punizione, magistralmente trasformato da Fanini al 36′ pt.
Nessun dramma, sembra tutto recuperabile. E lo sembra ancor di più in chiusura di primo tempo, quando Polidori viene atterrato in piena area. L’arbitro fa cenno di rialzarsi e lo ammonisce per simulazione. Il rigore era solare, ma, parafrasando la saggezza di Boskov, “arbitro non fischia”.
Il vantaggio avversario non ci voleva, ma di tempo per il pareggio ce n’è ancora tanto.
La ripresa vede gli uomini di Fatone guerreggiare con il coltello fra i denti. Dopo la prima manciata di minuti, il Pontevalleceppi viene chiuso nella propria metà campo, dalla quale riesce ad uscire solo poche volte e senza nessuna incisività.
Al decimo, ancora la terna protagonista: Serafini riceve sulla tre quarti, supera due difensori, si trova a tu per tu con l’estremo avversario, ma una bandierina inopinatamente alzata rovina la gioia della sfera infine depositata in rete.
Cotigni si vede negare per ben due volte – dal portiere e dal portiere più il palo – la gioia del gol, su due interventi di testa che avrebbero meritato maggior fortuna. Protestano i biancorossi per un altro intervento dubbio in area su Nuccioni, nonché per un fallo di mano che il direttore di gara, a quanto consta, giudica involontario. Oppure non lo vede e non lo giudica affatto. Poco cambia.
I perugini si riaffacciano dalle parti di Perquoti al 37′, con un’altra punizione di Fanini che esce di pochissimo a lato.
L’ultimo assalto degli orvietani si concretizza in due corner, il primo del quale regolarmente battuto, con il portiere impegnato ad alzare la palla sopra la traversa, mentre il secondo non concesso nemmeno.
Il fischio finale stigmatizza la sconfitta dei biancorossi, che è la sconfitta del movimento calcistico locale, la negazione del concetto di “giusto”, non foss’altro per come il campionato è stato condotto dal team del presidente Biagioli e per come la partita odierna è stata giocata dai ragazzi, che non meritavano un simile epilogo.
Dopo oggi, una domanda viene spontanea: perché designare un arbitro umbro, quando, in altre occasioni importanti, è stato preferito chiamare un direttore di gara di fuori? Sicuramente, si è trattato di una casualità, ma, col senno del poi, sarebbe stata preferibile la designazione di un arbitro da fuori regione. Non foss’altro per evitare di alimentare dubbi che non fanno bene allo sport.

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