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NBA. Lakers-Celtics 3-3. E ora big match finale

In gara-6 monologo dei californiani che vincono 89-67. Kobe Bryant e compagni ora a un passo dal titolo

LOS ANGELES – Messi al muro dalla situazione senza ritorno (Celtics in vantaggio per 3-2), pressati dal ricordo di sconfitte illustri a opera dell’avversario più detestato, costretti ad ammettere lo scenario delicato (Kobe Bryant: «Ci siamo fatti scappare almeno un’altra occasione negli incontri giocati a Boston, a parte quella subito sfruttata in gara 3: ora non dobbiamo pensare troppo avanti, ma vivere alla giornata e dare il massimo»), i Los Angeles Lakers sono risaliti prepotentemente in sella alla finale Nba.

MONOLOGHI – Gara 6 è stata un monologo condito da uno scarto conclusivo inusuale (+22, 89-67) e per la prima volta dopo cinque anni sarà necessario disputare la settima e ultima sfida della serie per assegnare l’anello che tocca ai campioni. Dopo un successo del genere, l’inerzia del Grande Duello è ribaltata. E forse i Celtics si sono giocati una gran fetta delle loro speranze di centrare il diciottesimo «scudetto» e di farlo, come nel 2008, proprio contro i rivali per antonomasia. Non è tanto per la sconfitta in sé, quanto per la portata: se fossero usciti con le ossa meno rotte, avrebbero potuto seminare di trappole psicologiche gara 7, che invece, così, si annuncia nettamente favorevole ai californiani. Certo, i Lakers non dovranno cadere nell’errore di credere di aver già completato la missione: la sensazione è che domani aggrediranno di nuovo Boston per non correre proprio il pericolo di subire un andamento punto a punto e un epilogo sul filo del rasoio.

PARTITA – Sotto questo aspetto, il canovaccio è bell’ e pronto: ripetere i contenuti tecnici e morali della sesta partita. Los Angeles ha frantumato Boston proprio sui dettagli che erano apparsi più lacunosi domenica scorsa, quando al TD Garden i biancoverdi non solo avevano massimizzato l’effetto del fattore campo ma avevano pure dato lezioni di tenacia e di organizzazione di gioco. Ebbene, stavolta i Lakers non si sono fatti mettere sotto a rimbalzo (40-28 il conteggio) e hanno mandato all’incasso – finalmente – la loro panchina più lunga. Non è stata la serata di Glen Davis, o di Tony Allen, Rasheed Wallace, Nate Robinson. Stavolta hanno prevalso le seconde linee viola-oro, cominciando dall’ex udinese Sasha Vujacic. Il tecnico di Boston, il bravissimo Doc Rivers, non è riuscito ad attuare il suo piano tattico-strategico: lasciare a Bryant i suoi punti, ma limitare tutti gli altri. Ha visto infatti i Lakers offrire le facce migliori di Gasol (13 rimbalzi – numero uno della partita su questo fronte – e 17 punti) e di Artest (a quota 15, con una bella riga tirata sul ricordo della perniciosa gara 5), mentre «Sua Maestà» Kobe Bryant ha infilato 15 dei suoi 26 punti già nel primo tempo.

KOBE – Il primo urlo in battaglia è dunque venuto da lui, come si conviene a chi, nonostante le smentite pubbliche, punta sempre a essere nominato il miglior giocatore della storia dei Lakers. Dopo lo scossone imperioso dato da Los Angeles nei primi due quarti (51-31 all’intervallo), gara 6 non ha avuto più nulla da dire. I Lakers non hanno tirato benissimo, Boston però ha fatto molto peggio, perdendo per strada le performance di uomini chiave quali Garnett, Rondo e il californiano Pierce. In più, s’è infortunato seriamente Perkins al ginocchio destro: perdendo lui, diminuisce il «tonnellaggio» sotto canestro. È un altro indizio per concludere che giovedì sera (prime ore di venerdì in Italia) solo un suicidio degno di una setta fanatica priverà i Lakers del sedicesimo titolo.

fonte: corriere.it – Flavio VanettiLegislators will be pressured to establish a lottery soon because a majority of voters in every legislative district approved the justbuyessay.com referendum, said mr

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