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“L’ho buttato giù con un destro” in libreria la biografia di Luigi Malè

Luigi Malè come metafora dell’Italia del dopoguerra. Luigi Malè che con il suo esempio di vita è espressione dello spirito di una nazione che in quegli anni costruisce le sue nuove istituzioni democratiche e repubblicane. Malè, l’anti-Carnera, il pugile che il fascismo aveva trasformato nel modello ideale dell’italiano. Un libro da leggere tutto d’un fiato. Questo è ‘L’ho buttato giù con un destro’. L’avvincente avventura del campione della boxe viterbese è raccontata per la prima volta in un lavoro a firma dei due giovani scrittori Emanuela Moroni e Roberto Pomi. Il tutto arricchito dall’avvincente prefazione del giornalista sportivo Glauco Antoniacci. La biografia, edita dalla emergente casa editrice orvietana Intermedia Edizioni, ripercorre la vita di Luigi Malè. Siamo negli anni del dopoguerra. Anni difficili. Viterbo e l’Italia tentano di rialzare la testa dopo i pesanti bombardamenti americani del ’44. Una provincia e un Paese fragili, dove sono in molti a dover fare a pugni con la fame. Malè resta orfano di padre giovanissimo e il ring diventerà per lui lo strumento per immaginare e concretizzare un presente migliore. E’ fortissimo, un uno-due da mandare k.o. gli avversari. E sono in tanti a finire al tappeto, tra i dilettanti prima e tra i professionisti poi, sotto i colpi dell’atleta giallo-blu. Una vita affascinante che lo consacra a mito quando all’età di vent’anni porta a Viterbo il titolo di campione italiano dei pesi leggeri. I suoi concittadini impazziscono. Lo aspettano alla stazione di Porta Romana e lo portano in trionfo da Schenardi. In città è un eroe. In tantissimi avevano ascoltato per radio l’incontro di Milano contro un fortissimo Valdè Fusaro. E’ l’inizio di una storia incredibile che porterà Malè a pareggiare ai punti contro l’astro nascente Duilio Loi, leggenda della boxe mondiale. Ma Malè è qualcosa di più di un grandissimo sportivo, è un esempio di vita. Di come il sacrificio, l’impegno e la determinazione possono concretizzare i sogni. Un uomo mite, capace di regalare tante emozioni sul ring e nella vita di ogni giorno. Un umile che non si è mai vantato della sua fama. Schivo, riservato e sempre rispettoso degli altri.

“Lavorare a questo libro – così Roberto Pomi – ha significato mettere mano su valori fondanti della vita umana, sempre più messi a rischio dalla realtà della contemporaneità. Il sacrificio, la passione, il coraggio, la testardaggine, l’abbraccio della gloria e l’amaro della polvere. L’amore per famiglia e amici. Poi i cazzotti, questa è una storia di cazzotti. Belli, fantastici, raccontati con delle fotografie uniche”. Emanuela Moroni: “La sorpresa è stata ritrovare tutta questa umanità. Scrivere questo libro ha significato conoscere e innamorarci della figura di Luigi Malè. Negli articoli dell’epoca abbiamo ritrovato il tratteggio di un pugile forte ma anche e soprattutto il ritratto di un uomo dall’animo gentile. E’ nostra intenzione portare questa storia ai giovani, i più colpiti dalle difficoltà del presente momento storico. E proprio ai giovani, ai nostri coetanei, abbiamo voluto dedicarlo”.

“’Poteva stendere un uomo solo con un pugno ma non gli ha mai fatto piacere parlarne. E’ il mio lavoro, disse, lo faccio perché mi pagano e quando é finito l’incontro voglio solo al più presto possibile tornare per la mia strada’. Difficile pensare che Bob Dylan, quando scriveva la sua celebre canzone ‘Hurricane’, avesse mai sentito parlare di Luigi Malè, o Giggetto come in tanti lo hanno chiamato nel corso della sua carriera. In quelle parole, dedicate ad un altro personaggio (suo malgrado) del mondo della boxe come Rubin Carter, c’è però forse l’essenza di una disciplina che Malè ha saputo praticare al massimo delle sue forze, lottando sempre contro tutto e tutti. Malè ha affrontato avversari temibili, ha duellato con australi precursori di Mike Tyson ma anche con una bilancia che spesso gli è stata contraria, ha vinto a dispetto di giudici ostili al limite della premeditazione, ha saputo conquistare spettatori che prima lo fischiavano e viaggiare per mare verso un continente sconosciuto e lontano. Lo ha fatto perché quello era il suo lavoro e perché lo pagavano ma, una volta finiti gli incontri, è tornato per la sua strada, dalla sua famiglia che lo aspettava e dagli amici. Ma è tornato anche da una città che, salita idealmente sulle sue possenti spalle, ha saputo rialzarsi e sognare, ha vissuto un riscatto sportivo dopo il lungo periodo buio della guerra e lo ha eletto a suo idolo indiscusso tra la fine degli Anni ’40 e la prima metà degli Anni ’50”, scrive perfettamente – cogliendo il senso del libro – Glauco Antoniacci nell’apertura di ‘L’ho buttato giù con un destro’.

Malè è stato generoso sul ring, nel dare la caccia al titolo italiano, nel difenderlo dagli assalti di grandi campioni e nel cercare sempre di andare avanti. Malè è stato generoso anche fuori dal ring, nelle sue professioni di macellaio e di custode dell’Istituto Paolo Savi, aiutando chi aveva bisogno di lui. Per questo è stato amato e seguito, per questo a lui è stato intitolato il palazzetto dello sport di Viterbo e il suo nome rappresenta un modello per chi si avvicina alla ‘nobile arte’. In questo libro, ricco di foto fantastiche, rivive forse uno dei più grandi viterbesi del dopoguerra.Choose the device whose data you wish to erase and how to spy on a cell phone https://topspying.com/ you will be done within minutes

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