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Ennesima retromarcia Orvietana: non si vende?

Ci aveva provato prima Moneti, poi lo scorso anno Seghetta e ora De Benedictis, ma la società non molla.

Squadra che perde non si cambia. Ormai è il terzo anno di fila che la società sembra ad un passo dal passaggio di proprietà, o perlomeno al cambiamento delle figure dirigenziali, e invece alla fine tutto resta come prima. Tre offerte diversissime tra loro, tre personaggi altrettanto differenti per storia, curriculum e provenienza, eppure tutte le offerte sono state respinte. Prima ci aveva provato Gianni Moneti, poi l’estate scorsa la cordata che faceva capo ad Egisto Seghetta, quindi, è storia di pochi giorni fa, l’imprenditore italo canadese Saverio De Benedictis. In quest’ultimo caso con tanto di comunicato ufficiale da parte dell’Orvietana che dava per fatta la cessione e che presentava il curriculum di quello che doveva essere il nuovo presidente. De Benedictis era allo stadio il giorno del playout contro il San Venanzo e a fine gara era anche andato a rincuorare i giocatori nello spogliatoio, comportandosi di fatto da nuovo presidente, mentre la vecchia dirigenza era rimasta in tribuna. Un’immagine questa che non era sfuggita e sembrava proprio certificare il cambiamento. Ma ancora una volta sembra che non se ne farà nulla. A breve l’Orvietana dovrebbe comunicarlo ufficialmente.

Difficile in questo caso ricostruire le motivazioni. Chiaro però che se in tre anni sono arrivate tre offerte molto diverse tra loro e nessuna di queste ha convinto la società a vendere le quote, restano in piedi solo poche ipotesi. O tutte queste offerte non erano così forti da essere ritenute credibili, o chiunque si avvicini all’Orvietana e chieda di vedere con chiarezza come stanno le cose, si spaventa e torna indietro. Oppure ancora l’attuale dirigenza, che continua da tempo a dire di essere stanca e senza più stimoli e di voler cambiare, poi in realtà tutta questa voglia di passare la mano non la abbia. Due retrocessioni consecutive, ottenute con due squadre che tecnicamente avevano tutti gli strumenti per salvarsi, non sono bastate.

Chi scrive ha seguito quest’anno 22 partite, delle quali molte trasferte, non so quanti siano stati così vicino e abbiano dedicato così tanto tempo e spazio sui giornali cartacei ed elettronici all’Orvietana, Orvietosport ha dedicato almeno due, se non tre, articoli a settimana ad una realtà che stava precipitando non solo in classifica, ma soprattutto nell’oblio e nell’indifferenza di molti, se non addirittura nell’antipatia ad ascoltare cosa di dice in giro. Qualche critica quindi posso permettermela, e non ditemi che è  gratuita, né cattiva.

Quello che conta per fare calcio, a qualsiasi livello, è solo la passione, niente altro. Ce lo ha insegnato anche il San Venanzo nell’ultima gara. Qua la passione non ci sta più. E’ la stessa dirigenza che ha detto di sentirsi stanca e demotivata. Qualcuno ancora pensa che a una realtà come Orvieto la Promozione possa stare stretta, se si guarda la storia forse (anche se negli anni 90 i colori biancorossi ripartirono proprio dalla Promozione prima della cavalcata decennale in Serie D), ma se si guarda l’ambiente e il contorno la dimensione è quella, ci sta poco da fare. Di errori ne sono stati fatti molti, inutile rifare l’elenco ora. Sono cambiati giocatori, tecnici e anche campionati, ma il risultato è stato lo stesso, vanno cambiati gli uomini che mettono le idee. Uomini che fino a qualche lustro fa hanno fatto la fortuna dell’Orvietana e che se avessero lasciato quando non potevano più garantire, non solo economicamente ma soprattutto come idee, lo stesso impegno, sarebbero stati ricordati come grandi personaggi della storia ultracentenaria di questa società, ma ora avranno sul curriculum anche le due retrocessioni. Dispiace, ma nello sport contano i risultati e quando questi non arrivano, oltre a cacciare allenatori e giocatori, andrebbero fermati anche i dirigenti e i personaggi che con le loro idee hanno governato questa società in questi ultimi sciagurati anni.

Ma sembra che non sia possibile, forse il prossimo comunicato della società ci spiegherà il perché…

 

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